BARELLA, L’ORO DELL’INTER: DAL TACCO MAGICO A MONACO AL “NO” ALLA PREMIER

Il centrocampista sardo protagonista assoluto in Champions: ora vale oltre 100 milioni

Quel numero 23 che danzava sul prato dell’Allianz Arena ha incantato tutti. Nicolò Barella ha trasformato la sfida contro il Bayern Monaco in un personale saggio di calcio applicato, muovendosi con l’eleganza di un ballerino e la concretezza di un combattente. Di tacco, di punta, con visione e intensità: una prestazione che ha ammaliato persino Luciano Ligabue, avvistato sugli spalti tra le sciarpe rosse bavaresi.

L’erede di Berti nella terra dei giganti

La coincidenza è poetica. All’uscita dell’Allianz Arena, tra i dissuasori pedonali che conducono alla metropolitana, un adesivo con scritto “Nicola Berti” ricorda a tutti che l’Inter ha una tradizione di centrocampisti capaci di lasciare il segno in Europa. Quando Berti faceva impazzire la Baviera, Barella non era neanche nei pensieri dei suoi genitori. Eppure, martedì sera, è sembrato di rivedere quello spirito indomito, quella corsa inarrestabile con destinazione vittoria.

Un valore che cresce a dismisura. Secondo il portale specializzato Transfermarkt, tra i centrocampisti centrali puri del mondo, escludendo i trequartisti, solo cinque valgono più degli 80 milioni attribuiti a Barella: Valverde, il Pallone d’Oro Rodri, Pedri, Rice e Mac Allister. Ma in viale della Liberazione sono convinti che, sul mercato, il sardo varrebbe almeno tre cifre. Del resto, è oggi indiscutibilmente il calciatore italiano più prezioso sul mercato mondiale.

Le prestazioni del centrocampista nerazzurro hanno attirato l’attenzione anche degli esperti di scommesse, come dimostra l’elevata quotazione per il prossimo Pallone d’Oro italiano, analizzando le varie recensioni di Posido Scommesse si nota come Barella sia considerato il favorito assoluto tra i connazionali per questo prestigioso riconoscimento.

Un’evoluzione continua e pianificata

Il Barella che domina l’Europa è un calciatore profondamente diverso da quello acquistato dall’Inter nel 2019 per 37 milioni più 8 di bonus. Oggi è un tuttofare del centrocampo: mediano, incursore, regista e mezzala. Un architetto con i muscoli di un operaio, capace di garantire qualità e continuità in dosi industriali.

La crescita costante ha un fondamento nei numeri: dal suo arrivo a Milano, solo nel primo anno è andato sotto i 3.500 minuti stagionali, fermato unicamente da un infortunio al ginocchio che lo tenne fuori per sei partite. Da allora, è stato un crescendo di prestazioni e responsabilità, fino alla consacrazione definitiva in Champions League.

Questa sua ascesa straordinaria ricorda altri percorsi di successo nel calcio nerazzurro, non solo maschile, come raccontato nell’interessante articolo sul derby femminile vinto dalle nerazzurre, a dimostrazione che la cultura della vittoria pervade tutto l’ambiente interista.

Il “no” agli sceicchi e alla Premier

Non è un mistero che Barella abbia sempre avuto una passione per il Bayern Monaco. L’abbiamo raccontato anche prima della sfida: il club bavarese è l’unico per cui il centrocampista potrebbe teoricamente considerare di lasciare l’Inter. Ma finora, ogni tentazione è stata respinta con fermezza.

Le offerte faraoniche non mancano. L’Al Hilal continua a corteggiarlo con uno stipendio da 35 milioni a stagione. Anche Guardiola ha provato a portarlo al Manchester City senza successo. E per la prossima estate si preannuncia un nuovo assalto della Premier League, con il Liverpool in prima fila.

Ma questo ragazzo classe 1997 ha pianificato con cura ogni passo della sua carriera. Si vedeva all’Inter e all’Inter è arrivato. Poi la Nazionale, lo scudetto, l’Europeo, la seconda stella, e spesso la fascia di capitano al braccio. Un percorso costruito con metodo, dove ogni obiettivo è stato centrato con precisione chirurgica.

L’ultimo sogno nella bacheca

Dei calciatori si dice sempre che abbiano margini di miglioramento. Il margine che Nicolò Barella sente di avere è senza dubbio lo spazio in bacheca per la Champions League. Una coppa da alzare al cielo, magari da protagonista, per completare un percorso straordinario.

E chissà che in cantina non abbia già pronto un grande vino francese da stappare per l’occasione. Perché anche i sogni, a volte, meritano di essere collezionati. E il numero 23 nerazzurro, di sogni realizzati, se ne intende.

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